domenica 28 giugno 2015

Mi dia 90gr. di progetto! Sono 120g. , lascio?

a 226

Che pena! Fa tristezza leggere che gli Architetti e gli Avvocati sono tra i nuovi poveri. Che pena comprendere che gli Ingegneri lo erano già da prima. Che pena pensare che nella patria dell’intelletto le professioni intellettuali sono state messe al margine del processo decisionale e costruttivo del nostro paese.

Lo sospettavamo già dal 1994. Non avevamo bisogno di nuove leggi, ma di buone leggi e l’aver scimmiottato euro-codici non ci ha portato molto lontano, ma ci sta lentamente portando all’estinzione e purtroppo, mi dispiace dirlo, all’autoestinzione. Bastava modernizzare in alcuni passaggi un Regio Decreto o un Codice dell’era Fascista, con i quali le opere si facevano e stavano in piedi, anzi stanno in piedi. Provate a guardarvi intorno nelle vostre città o osservare sui marciapiedi i tombini dei vostri centri storici, provate a vedere tutte quelle opere che per l’anzianità di costruzione finiscono per essere attenzionate dalla S.S.B.B.C.C..

E’ dire che l’uomo è da sempre lo stesso. Vogliamo pensare che siano peggiorati gli ingegneri? Sono peggiorati i “maestri”? Oppure si è messo in secondo piano il concetto di “qualità della prestazione professionale?”.  Siamo stati attratti nella trappola delle liberalizzazioni delle tariffe senza farci trovare preparati con regole di autoregolamentazione. Il tecnico oggi si deve confrontare con il “massimo ribasso” senza limiti, senza che un mercato autoregolamentasse o fosse autoregolamentato su limiti di auto-decoro ancor prima che di sicurezza sulla entità e qualità della prestazione. Il massimo ribasso senza alcun controllo sull’anomalia dello stesso.

Non ci vuole una laurea in una qualunque disciplina per comprendere che se una cosa di base è stimata 100, se io la stessa la propongo 30, addirittura 20, c’è qualcosa che non “funziona” dietro a una prestazione così offerta. Tolto primariamente il dubbio che la proposta di base d’asta sia stata sovrastimata, chi opera ribassi di tale entità, non può offrire una proposta di qualità e completezza. Per proporre ciò sarà costretto a risparmiare o a non effettuare sotto-prestazioni propedeutiche, oltre a far sorgere il dubbio di utilizzo di collaborazioni “in nero” e di evasioni contributive. Chi vuole fare bene il proprio lavoro e a regola d’arte non può permettersi certi ribassi.

Di contro se giungono tali offerte è grazie al fatto che vi è una committenza privata pronta (soltanto nel caso di consulenze tecniche) ad ottenere la massima economicità, in alcuni casi anche a non pagare la prestazione richiesta, rinnegando addirittura l’incarico conferito. A costoro pronti a mettere mano al portafoglio per ingenti corrispettivi davanti ad un consulto medico (poichè il medico cura la nostra salute, mentre l’ingegnere o l’architetto …… ) chiedo: “Sareste disposti a farvi operare da un medico che usa bisturi di bassa qualità e non sterilizzati, di approssimata preparazione e collaborato nell’intervento dal custode del suo stabile intento a farsi “una così detta caviglia”? “Sareste disposti ad acquistare un’auto nuova ma assemblata risparmiando o omettendo alcuni pezzi e con due bulloni su quattro per ruota?”

Ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma sono certo che sulla propria salute e sulla propria vita, non intende risparmiare. Quindi se a tutto ciò non subentrerà la consapevolezza che i tecnici nel realizzare la propria opera intervengono non soltanto nella qualità e la sicurezza della nostra vita, ma anche dei nostri cari, del nostro prossimo, attraverso la sostenibilità delle loro opere, non saremo in grado di restituire quel rispetto al titolo professionale distrutto negli ultimi anni da cattive politiche di “livellamento sociale e intellettuale” falsamente meritocratiche.

Abbiamo il diritto di chiedere la massima qualità delle prestazioni, ma la qualità si paga. Per far ciò bisogna effettuare un rigoroso controllo attraverso le istituzioni e gli Ordini per la cura degli aspetti deontologici e legali.

Stiamo quindi costruendo un percorso che attraverso la certificazione della qualità della prestazione giunga a stabilire soglie di ribasso ragionevoli, stiamo di contro tentando di promuovere dei criteri comuni che ridiano se non le tariffe anche per le prestazioni a privati, delle linee guida e criteri confrontabili che non si limitino a vincolare una prestazione soltanto al criterio del massimo ribasso, chiamatele offerte economicamente più vantaggiose, chiamatele in altro modo ma è una delle iniziative (oggi necessaria per tutte le professioni) finalizzata ad uscire fuori quella giungla nella quale si sta prospettando la nostra estinzione. 

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