mercoledì 29 giugno 2011

E se si ricreassero le condizioni per un serio apprendistato?

A breve, dopo essermi consultato con colleghi amici del mondo universitario, del mondo imprenditoriale e delle libere professioni ed in ultimo con gli amici del mondo della politica e del sindacato, voglio scrivere un progetto per i giovani laureandi, pensato per gli ingegneri (ma estendibile), affinchè si studino iniziative, si visualizzino le risorse e gli strumenti, ma soprattutto si propongano iniziative normative volte a ricreare il concetto della "bottega-apprendistato" che fermi le emigrazioni dei ns migliori cervelli. La classe dirigente di domani. La mia terra non può restare in mano ai mediocri. Gli amici "con un ruolo" che mi volessero dare una mano???

Uscire dagli indugi

E’ arrivato il momento di fare un’azione consistente nei confronti delle P.A. volta a chiedere un maggior rispetto dei professionisti ingegneri pubblici dipendenti. Ci rendiamo conto che ancora non tutti gli enti locali prevedono un ruolo “unico” per i professionisti tecnici abilitati, ma in assenza di uno strumento normativo i regolamenti interni, le contrattazioni sindacali decentrate devono tenere della specialità del ruolo, ad esempio nell’assegnazione delle P.O. prioritariamente e soprattutto per coloro che sono impegnati in figure di responsabilità dei lavori pubblici (R.U.P. , Direttori dei Lavori, Responsabili della sicurezza in fase di esecuzione). L’Ordine, oggi assente a questi tavoli, deve pretendere un ruolo che vada aldilà di quello consultivo, ma di difesa dei propri iscritti, come conseguenza diretta di una difesa della professione. L’ingegnere (a nostro parere necessariamente iscritto all’ordine, per esercitare l’attività professionale come dipendente) deve rispondere prioritariamente ai principi della deontologia professionale al proprio Ordine Professionale, conseguentemente alla propria amministrazione. Di certi aspetti dovrà farsi cultura, bisognerà creare tavoli di dialogo, ma bisognerà uscir fuori da questa giungla vigilando che le amministrazioni al proprio interno non vengano prese dalla tentazione di “legiferare” con i propri regolamenti, in difformità o in deroga a principi normativi di qualunque grado e livello.

lunedì 27 giugno 2011

No, agli impianti dello sport per allestire spettacoli!

L’annullamento del concerto di Vasco Rossi, prima a Messina e poi a Catania, fa ritornare all’attenzione l’annoso problema degli spazi per la musica. Certo noi a Palermo non possiamo mica ridere, il più delle volte vediamo da lontano con il cannocchiale passare le grandi produzioni presso altre città, più attrezzate della nostra, e qua?

Alcuni arditi impresari, con sforzi immani e non ripagati come dovrebbero, per la sola voglia di lavorare in periodi di magra, si avventurano a portare concerti in location che al sol pensarle fanno rabbrividire ed il tutto con la incosciente collaborazione dei gestori pubblici degli spazi o degli enti ispettivi dedicati ai pareri per l’occasione.

images (2) Dove e soprattutto quali sono gli spazi aperti dedicati alla musica a Palermo? Me ne viene in mente soltanto uno, il tanto vituperato in passato (ma per difficoltà di interlocuzione con la proprietà), Teatro della Verdura con i suoi 1400 posti ed una situazione di per se in regola con gli aspetti normativi, in quanto non soggetta a variazioni stagionali. Dopo di che, possiamo parlare del nulla o se vogliamo un esercizio didattico possiamo parlare del “Gran Teatro al Velodromo”, di una qualcosa che non esiste, del povero vecchio (invecchiato precocemente per carenze manutentive gestionali) Velodromo Borsellino che viene spacciato per teatro all’aperto, una struttura che a malapena riesce a garantire la sua vocazione di impianto sportivo, continuamente devastato d’estate da grandi allestimenti che nulla hanno a che vedere con lo sport e che inoltre è insicuro (ad oggi solo la tribuna coperta per circa 6000 posti risulta agibile per p.s.). Altri timidi tentativi delle ultime stagioni sono stati gli esperimenti (privati) della Villa Filippina, splendida location in centro città e del Castello a Mare (spazio a mare gestito dall’ente porto) sulle vestigia dei ruderi del castello a mare. Il primo che avrebbe potuto garantire fino a 1000 posti, rimane vittima dell’esser attorniato da una corte di palazzi e della imposizione di un numero basso di decibel, non garantibile per i concerti musicali e soprattutto del fatto che qualunque spettacolo è legato (a rischio di schiamazzi notturni) al limite della mezzanotte. Il castello a mare seppur suggestivo, vista la location naturale appare del tutto inadeguato e non soltanto per la non soddisfacente acustica.

Siamo messi male, ma fino a quando l’ignoranza e l’ingordigia permetteranno di devastare strutture sportive per ospitare i concerti, fin quando non arriverà un no dalle commissioni di vigilanza per l’organizzazione di un concerto in uno spazio improprio, innescando l’applicazione di salate penali per chi gestisce  e mette a disposizione questi spazi, nella città non ci sarà mai uno stimolo per costruire uno spazio dedicato, un auditorium con annesso spazio aperto, degno dell’aspettativa di una città di 750.000 abitanti.