martedì 28 ottobre 2014

Venti Anni, il R.U.P. dovrebbe mettere giudizio …

rup_175x144 Sono passati 20 anni e siamo già in condizione di tirare i primi bilanci. Il Responsabile Unico del Procedimento, questo “dirigente” spesso senza “dirigenza” ha realmente risolto managerialmente i problemi della realizzazione delle opere pubbliche? La sua creazione secondo Merloni nella sua prima stesura, attraverso i suoi superpoteri risolveva tutti i problemi, dall’efficienza, la competenza, il rischio della corruzione, la pressione politica ma soprattutto la tempistica dei procedimenti. A prescindere che in quel treno che da Roma portava in Sicilia, al povero R.U.P. da subito fu trafugata la valigia con molti dei suoi super poteri, nessuno può negare che la sua creazione fece tirare un sospiro di sollievo a certa burocrazia che finalmente trovava un capro espiatorio da imbrigliare e da responsabilizzare ben oltre quelle che fossero le reali responsabilità, al fine di complicare lo stesso i procedimenti, ma finalmente avere un uomo nero da buttare in pasto a chi dall’esterno cercasse le cause dell’inefficienza della P.A..

Ma, dicevamo, è stato ridotto il tempo dei procedimenti? Si è proceduto ad una semplificazione normativa? Sono stati risolti i problemi dell’efficienza e delle strutture degli uffici tecnici? Sono stati creati strumenti adeguati per compensare l’assenza di un ruolo unico tecnico? Le opere costano di meno rispetto al periodo in cui il “regio decreto” prevedeva la figura dell’Ingegnere Capo? E’ stato scongiurato o quanto meno diminuito il rischio di infiltrazioni malavitose durante la realizzazione di un opera pubblica? A queste e altre notizie speriamo di rispondere a breve con un incontro che metta insieme soggetti qualificati in grado di fare una seria analisi di questo periodo e provare a dare delle risposte.

sabato 25 ottobre 2014

Professionisti Dipendenti, forse dovremo cercarci una nuova casa

Illustrazione_casa Rimaniamo da sempre schiacciati da cose ben più importanti che ci accadono attorno. Oggi si parlerà giustamente di rivedere gli sprechi nelle P.A. e quindi chi mai potrà battere i pugni sul tavolo avendo il giusto supporto nell’affermare che le responsabilità in tutte le strutture serie attribuite a dirigenti e quadri, oggi negli enti locali vengono imposte ai funzionari tecnici per emolumenti pari alla soglia della povertà (leggasi 80 euro attribuite con il provvedimento di Renzi).

Dovremo avere paura a dover chiedere il diritto che un titolo professionale venga difeso? Dovremmo avere paura a chiedere che tanti anni di sacrifici per l’acquisizione di un titolo di studi così importante abbia anche il giusto riconoscimento economico? In una Italia che vuole cambiare si può prescindere da una riorganizzazione della giustizia sociale? E’ lecito chiedere che un ingegnere percepisca di più di un dignitosissimo custode che non ha certamente dovuto conseguire alcuna laurea per esercitare il suo responsabile lavoro?

Attenzione, questo è un problema che riguarda tutti i tecnici laureati e che finisce per coinvolgere anche i liberi professionisti. Come possono costoro chiedere rispetto dalle P.A. se queste non rispettano neanche i propri dipendenti di pari titolo?

Chi potrà parlare di “ruolo unico tecnico”? Chi potrà accusare del fatto che a parità di prestazioni con responsabilità penali di firma verso l’esterno, ci sono comparti nei quali si guadagna il doppio (giustamente retribuito). Perchè chi progetta, dirige lavori ed assume responsabilità di R.U.P. deve essere considerato alla stregua di qualunque funzionario amministrativo che certamente non esercita il proprio ruolo con la mannaia sempre pendente delle autorità di vigilanza (comunque si chiamino) pronte ad esercitare sanzioni ad personam?

Non c’è nessuno che oggi affronta e difende tali temi e le amministrazioni ovviamente dirette da una burocrazia amministrativa e non tecnica, fanno e disfanno ciò che vogliono, pestando financo la dignità professionale dei colleghi. Non sento sindacati, non sento gli Ordini alzare la voce distratti da altre cose forse, ma mentre per i sindacati siamo una risibile percentuale, per gli Ordini arriviamo a raggiungere il 70% degli iscritti in certi casi. Un Ordine che non difende e rappresenta tutti gli iscritti, manca la sua mission di difendere “la professione” comunque svolta dai suoi iscritti. Ho partecipato ai congressi nazionali e non ho letto niente nei programmi perchè tutto tace? Forse qualcuno pensa che si possa ridurre di due terzi il numero degli iscritti aumentando di tre volte la tassa all’Ordine e di poter comunque definirsi rappresentativi.

Sarà il momento di cancellarsi dai sindacati e di fare un ultimo serio appello ai nostri Ordini, perchè purtroppo io non riesco più a trovare motivazioni da dare agli iscritti dipendenti per farli rimanere nella famiglia degli Ingegneri e nel loro Albo.

giovedì 23 ottobre 2014

“Prima vedere cammello e poi giudicare”

nw100_stemma2 Cercare un plauso a posteriori, soltanto se le soluzioni proposte ci convinceranno, a questo punto aspettiamo la stesura della schema di massima del PRG. C’è grande rammarico per l’opportunità persa da parte dell’Amm.ne Comunale, nel non aver consultato preventivamente gli Ordini che avrebbero potuto dare un vero contributo di esperienze vissute sul campo e non sopra sterili planimetrie colorate.

Riportiamo la sintesi della conversazione del Presidente Giovanni Margiotta con Simone Lucido di NEXT organizzatore dell’ ETM, incaricato per conto del Comune di Palermo sul PRG della città.

“ Nel percorso verso l'ETM sul nuovo piano regolatore di Palermo abbiamo ascoltato Giovanni Margiotta, presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Palermo. Le molte cose interessanti che l'Ingegner Margiotta ha argomentato le possiamo riassumere attorno a due questioni molto precise: la prima ha a che fare col senso dell'Electronic Town Meeting, metodo per coinvolgere i cittadini nelle decisioni che avrà luogo il 25 ottobre.
Il Presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Palermo sottolinea con forza il fatto che l'appuntamento dell'ETM sul PRG giunge fuori tempo, avrebbe dovuto essere proposto ed attuato, infatti, prima della stesura delle Direttive Generali già approvate del Consiglio Comunale. In quella occasione, sostiene l'ingegnere Margiotta, avrebbe avuto molto senso il dialogo con l'Amministrazione sul PRG, mentre, in questa fase, secondo l'iter previsto e normato, aspettiamo la pubblicazione dello Schema di Massima, oggi si viene chiamati a discutere senza sapere a che punto di elaborazione si è arrivati e con quali esiti e documenti, in attuazione delle Direttive emanate dal Consiglio Comunale.
La seconda questione posta da Margiotta riguarda la poca chiarezza di una situazione che vede il proliferare di una quantità spropositata di piani e pianificazioni varie sulla Città , piani tutti che incidono pesantemente sulla attività amministrativa e regolano i rapporti tra l’attività dei professionisti e l’Amministrazione – Palermo è una grande Città , prossima Città Metropolitana, sulla quale si sovrappongono più piani dice l'Ingegnere – che talvolta sono anche in contrasto tra di loro e spesso non trovano nessuna sintesi e possibilità di applicazione concreta e cosa ancor più grave piani che non dialogano in modo interoperabile assicurando immediatezza e certezza del diritto in materia urbanistica. In definitiva noi Ingegneri riteniamo sia corretto attendere che la Amministrazione Comunale porti a compimento la attività di stesura dello schema di massima del PRG, che è già da tempo in corso di redazione secondo le linee guida approvate da Consiglio Comunale, massimo organo di rappresentanza democratica. Solo quando sarà reso pubblico tale documento e dopo averlo esaminato, potremo fare le nostre osservazioni e quindi dare un nostro contributo fattivo e consapevole.
Alla luce di tali considerazioni, sottolinea l’Ing Margiotta, non riteniamo di partecipare all’ETM sul PRG di Palermo, ma confermiamo la massima disponibilità ad intervenire alle occasioni che l’Amministrazione intederà propore, oggi, quali processi partecipativi inclusivi per dibattere sul tema della Citta di Palermo nella sua visione attuale e futura.” (http://etmpalermo.wordpress.com/2014/10/21/lordine-degli-ingegneri-e-liter-del-nuovo-prg-di-palermo/)

mercoledì 15 ottobre 2014

“Non ti pago!”

images E’ da sempre risaputo che alle nostre latitudini di terra per nulla anglosassone, il concetto di lavoro non è mai andato a braccetto con il concetto di guadagno o retribuzione. Dalle nostre parti ed in special modo per le professioni “tecniche”, il “lavoro” è come “la madre”, cioè sempre certa, quello che rimane incerto fino a prova contraria è “il guadagno”.

Attenzione, non parliamo neanche di “giusto guadagno”, ma di “corrispettivo” vero è proprio.

Avevano iniziato questa moda, alcuni committenti privati i quali dopo aver ricevuto un lavoro commissionato ad un tecnico, non solo decidevano di non pagare il dovuto compenso, ma in alcuni casi, negavano finanche di aver dato un incarico e ricevuta la prestazione e addirittura in alcuni per fortuna sporadici casi, denunciavano per diffamazione o deferivano all’Ordine il tecnico incaricato.

Quante ne ho viste in qualità di Presidente di Commissione Parcelle, quando mi occupavo di lavori per committenti privati.

Poi fu la volta di colleghi dalla pessima deontologia professionale che truffavano altri colleghi “gost progettisti”, sub-commissionandogli parti di lavoro o l’intero incarico ricevuto, disconoscendo loro qualunque compenso.

Infine, venne l’epoca di altri colleghi, in verità in età avanzata, spesso in pensione che ricoprendo ruoli di consiglieri fraudolenti di committenze notoriamente cattive pagatrici si facevano parte attiva (CTP) nel truffare poveri colleghi al termine di incarichi, spesso e volentieri anche di una certa consistenza e difficoltà, che veniva infine trascinati in lunghi contenziosi dall’incerto esito anche avendo tutte le ragioni di questo mondo.

Un codice deontologico forte e serio potrà dare giustizia di quanto sopra, quando sarà finalmente svincolato dalle operazioni utili solo a ribadire l’ovvio e le dichiarazioni di facciata quale “la non mafiosità”, caratteristica della quale da sempre sostengo che debba esser dimostrata a seguito di comportamenti, azioni o tradizioni familiari e non dichiarata nella sua insussistenza a priori.

Fin qui nulla di nuovo, ma quale sorpresa nel legger la richiesta di un parere al proprio ufficio legale da parte di  una importante pubblica amministrazione, una volta ricevuta una richiesta di liquidazione di un incentivo per la progettazione, ai sensi dell’ex. art. 18 della L- 109/94 e s.m.i. per un lavoro affidato nel 2004, per stabilire se tale compenso andava reso o veniva dichiarato nullo avendo manifestato “dubbi d’interpretazione” del nuovo decreto D.L. 90/2014 agli art. 13 e 13 bis “incentivi per la progettazione” convertito con modifiche in Legge 114/2014.

Avete inteso bene, il ligio funzionario amministrativo chiedeva alla propria avvocatura se ad una prestazione già effettuata può applicarsi la regola sancita da un nuovo decreto varato in questi giorni, quindi di fatto chiedeva se gli effetti di questa disposizione possano ritenersi retroattivi.

Per fortuna l’Avvocato seppur dirigente della pubblica amministrazione, essendo ancora un uomo di legge, ha voluto ricordare che “tempus regit actum”! 

Vedete, se un burocrate, pur di ritardare o di rifiutare il pagamento di una prestazione professionale sia resa da professionista tecnico dipendente che da professionista libero, giunge a questi mezzucci, siamo proprio giunti al capolinea ……….. “il lavoro si paga” ………. e si paga con le regole vigenti e/o stabilite in partenza.

Non vorrei che l’aver abolito i minimi tariffari, faccia venire a qualcuno l’idea che il lavoro intellettuale è assimilabile ad una trattativa da drogheria e che soprattutto qualcuna voglia istituzionalizzare l’atteggiamento che vincolato da subito il tecnico alle proprie responsabilità di legge, si possa ritardare nel tempo il pagamento del corrispettivo interpretando subentrate norme e vertenze lunghe con proposte reiterate di transazione.

Se gli Ordini Professionali, ancor prima di qualunque giudice o avvocato, non riescano a tutelare “la professione” anche attraverso il sacrosanto diritto che questa debba esser compensata, rischieranno di fare la stessa figura dell’orchestrina del Titanic.

Purtroppo il vero Titanic nel tempo sono diventati loro, grandi, burocraticizzati al massimo attraverso la costruzione di tante commissioni e sovrastrutture nazionali che oltre a parlarsi addosso hanno saputo partorire o assecondare soltanto la nascita di provvedimenti quali la formazione obbligatoria, le assicurazioni professionali, la dotazione del pos-bancomat, tutti provvedimenti di spesa e non volti al guadagno e sono rimasti alla finestra non considerati quando le società d’ingegneria hanno invaso il mercato e la politica ha abolito le tariffe.

Ed oggi, un omino della ragioneria, davanti ad un tecnico professionista che alle spalle può vantare la “sagoma del Titanic” (da iscritto all’Ordine), può permettersi di dire “io non ti pago” certo che nessuno farà nulla per lamentarsi …….

Queste sono le battaglie prioritarie da portare avanti, poichè da loro dipende la nostra sopravvivenza.

La mia è una voce, isolata, spesso contro tendenza, ma sono certo che non rimarrà da sola a lungo ……..

giovedì 9 ottobre 2014

Cento anni e settanta di iscrizione all’albo

ingegnere100anni Quando il Prof. Dott. Ing. Giuseppe Levante, il 30-08-1944 si iscriveva dopo essersi laureato nel 1941 a Napoli in Ingegneria Industriale Meccanica, ripartiva la storia degli Ordini dopo che nel 1935 il regime fascista aveva soppresso  tutti gli Ordini Professionali, creando al loro posto, con le stesse funzioni, i Sindacati Provinciali Fascisti di Categoria.
Nel 1944 dopo la caduta del Fascismo quei sindacati scomparvero, malgrado ciò per la ricostituzione degli Ordini si dovette attendere fino al 1946 quando  il  Decreto Legge n. 233 del 13 settembre 1946 ricostituisce gli Ordini Professionali; tale norma  viene attuata dal Regolamento emanato con il Decreto del Presidente della Repubblica n. 221 del 5 Aprile 1950.

Settanta anni di iscrizione, cento anni di vita l’ 08-10-2014 un esempio per chi spera di giungere ad un tale appuntamento con la lucidità ed una grande storia da raccontare.

mercoledì 1 ottobre 2014

Se ci si arriva a fare certi conti …… il fondo è toccato!

Molto malcontento nel mondo delle professioni tecniche. La mancanza di lavoro, le retribuzioni basse, l’attenzione si posa sui costi degli organismi di rappresentanza anche alla luce degli scarsi risultati portati a casa in un periodo di grossi stravolgimenti ed adempimenti per i colleghi tecnici.

Si riporta integralmente l’articolo della testata “lavori pubblici”.

Consigli Nazionali: quanto costano ai professionisti dell'area tecnica?

(da http://www.lavoripubblici.it/news/2014/09/professione/Consigli-Nazionali-quanto-costano-ai-professionisti-dell-area-tecnica-_13977.htmlA cura di Gianluca Oreto - @lucaoreto)

29/09/2014 - Nelle ultime settimane ho potuto constatare personalmente il forte malumore dei liberi professionisti dell'area tecnica nei confronti dei propri ordini professionali e consigli nazionali. Lavorando nella redazione di un giornale siamo costantemente in contatto con tecnici di tutta Italia e questo ci da il forte vantaggio di avere un termometro della situazione che vivono oggi i liberi professionisti, che non è per niente buona.
Tra crisi internazionale, tasse (in Italia la pressione fiscale media è del 68,3%), previdenza, assicurazione, formazione, niente tariffe, nessuna tutela, tempi e procedure, bruocrazia e molto altro ancora, più che il termometro, credo sia più corretto utilizzare il barometro per misurare una pressione arrivata ormai a livelli di emergenza. La conseguenza, chiaramente, è visibile andando in giro quà e là in qualsiasi forum serio dove i professionisti possono dar sfogo al loro malessere. Mi viene in mente il post di un Architetto che rivolgendosi al proprio Presidente nazionale ha scritto:
"Caro Presidente, dopo oltre 30 anni di libera professione, oggi, con enorme rammarico giungo alla conclusione che il lavoro che amo e rispetto non esiste più. La professione non è più perseguibile ed il lavoro non c'è, se non solo per i grandi Architetti, visto che la loro committenza non ha certamente problemi economici. Inoltre le amministrazioni si arroccano nel cercare i più piccoli cavilli per non rilasciare le Autorizzazioni-Permessi di Costruire aumentando la burocrazia che diventa così una montagna sempre più invalicabile e difficile da scalare per i comuni mortali. Anche quando vengono presentati dei bellissimi progetti, questi vengono castrati e si creano così tante difficoltà che oltre a rendere necessaria la presenza di un legale, ne impediscono il rilascio. Le normative sono stantie e vanno riviste in funzione degli organismi urbani esistenti, non è più possibile lavorare considerando che ."....la legge si applica per i nemici e si interpreta per gli amici..." proprio come mi ha detto un avvocato.
Lasciateci fare dei bei progetti, che si possano realizzare, senza nodi scorsoi, nel rispetto di tutto e tutti, ma in ugual modo per tutti i tecnici.....Basta con i favoritismi della politica ma leggi chiare che diano le indicazioni su ciò che non si deve assolutamente fare, in maniera da rendere i progetti scorrevoli e senza interpretazioni"
.
Purtroppo avrei tanti esempi da fare, ma veniamo al sodo.
Il D.Lgs. n. 33/2014 ha dato inizio ad un nuovo corso relativamente agli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni. Essendo anche gli ordini professionali e i consigli nazionali degli "enti pubblici non economici", anche loro hanno l'obbligo di trasparenza di:

  1. adottare propri regolamenti che si adeguino ai principi del D. Lgs 165/2011, al D. Lgs 150/2009 nonché alle disposizioni di cui al titolo III, e ai principi generali di razionalizzazione e contenimento della spesa;
  2. nominare un responsabile anticorruzione e trasparenza;
  3. creare una sezione all'interno del sito istituzionale denominata "Amministrazione Trasparente".

Il D.lgs. n. 33/2013 rende obbligatorio, dunque, per Consigli nazionali e Ordini territoriali l'inserimento nel proprio sito web istituzionale di una sezione denominata "Amministrazione trasparente" con sottosezioni relative a Disposizioni generali, Organizzazione, Bandi di concorso, Performance, Enti controllati, Attività e procedimenti, Provvedimenti, Controllo su imprese, Contributi e sovvenzioni, Bilanci, Patrimonio immobiliare, Pagamenti ed IBAN.
Volendo lasciare a voi lettori il compito di verificare la trasparenza dei vostri Ordini provinciali (se lo fate condividete le informazioni al mio indirizzo di posta elettronica o via twitter), in questo articolo mi sono limitato a dare un'occhiata alla sezione "Amministrazione trasparente" dei Consigli Nazionali degli Architetti P.P.C. e degli Ingegneri. Non ho potuto estenedere l'indagine al Consiglio Nazionale dei Geologi, perché negli ultimi giorni il loro sito è in manutenzione.
In riferimento a tale obbligo sul sito degli Architetti sono stati pubblicati soltanto i bilanci di previsione degli anni 2012, 2013 e 2014 mentre mancano i bilanci consuntivi per gli stessi anni; sul sito degli Ingegneri sono stati pubblicati i bilanci consuntivi del 2012 e del 2013 ed i bilanci preventivi del 2013 e del 2014.
Pur non comprendendo i motivi per i quali il Consiglio Nazionale degli Architetti non ha pubblicato i bilanci consuntivi dei vari anni, è possibile ricavare alcune importanti indicazioni di seguito evidenziate.

Bilancio di previsione Consiglio nazionale degli Architetti PPC Anno 2014
Totale Proventi 5.304.500,00
Spese per consulenze e collaborazioni 720.000,00
Indennità per i consiglieri 620.000,00
Indennità di missione per consiglieri 500.000,00
Sedute ordinarie e adempimenti per l'attività di consiglio 400.000,00
Indennità e spese per commissioni di lavoro 100.000,00
Organizzazione manifestazion i varie e promozioni 250.000,00
Conferenze nazionali ordini 140.000,00
Per un totale di 2.730.000,00 pari ad oltre il 50% del totale dei proventi.
Guardano la voce "Spese per consulenze e collaborazioni", anche qui sarebbe interessante che il CNAPPC pubblichi i nominativi di coloro cui sono state affidate le consulenze con i relativi importi.
In riferimento ai consiglieri, sembrerebbe che agli stessi vada un importo tra indennità di carica ed indennità di missione pari a 1.120.000,00 che suddiviso per 15 da un importo di circa 75.000,00 Euro l'anno ciascuno. Non male, voi che ne pensate?

Bilancio di previsione Consiglio nazionale degli Ingegneri Anno 2014
Totale Proventi 7.101.000,00
Spese per consulenze e collaborazioni 450.000,00
Indennità per i consiglieri 750.000,00
Indennità di missione per consiglieri 220.000,00
Sedute ordinarie e adempimenti per l'attività di consiglio 400.000,00
Indennità e spese per commissioni di lavoro 100.000,00
Organizzazione manifestazion i varie e promozioni 280.000,00
Conferenze nazionali ordini 70.000,00
Per un totale di 1.520.000,00 pari a circa il 20% del totale dei proventi.
Anche in questo caso, sarebbe interessante (oltre che trasparente) che il CNI possa far presente a tutti come sono stati spesi i 450.000,00 euro di consulenze e collaborazioni, pubblicando nominativi e relativi importi.
Per quanto concerne i consiglieri, agli ingegneri va un importo pari a 970.000,00 Euro che suddiviso per 15 da un importo di circa 65.000,00 Euro l'anno ciascuno. Anche qui, considerati i tempi, direi che non va affatto male.

Guardando i bilanci, mi chiedo: Come mai negli anni le indennità dei consiglieri non sono diminuite considerato che gli onorari dei professionisti sono crollati?Le logiche di Spending Review, portate in Italia da Mario Monti, non valgono per i consiglieri nazionali?