giovedì 14 luglio 2016

CNI 61 - Riflessioni a bocce ferme in 3 puntate - 1/3

Ma facendo un passo indietro, cosa ne è emerso da questo 61° congresso?  
Prima considerazione che questo ennesimo codice dei ll.pp. non soddisfa nessuno, visti i mezzi risultati ottenuti, viste le aspettative deluse. Il risveglio d'interesse per una battaglia per il ripristino dei minimi tariffari è stato subito mortificato che fine ha fatto? L'abolizione della tanto temuta concorrenza di "Fantozzi" con il 2% è stata parzialmente delusa, poichè questo rimane nella norma, a meno della facoltà di progettare con corresponsione dell'incentivazione ...... la pericolosa progettazione interna a titolo gratuito continuerà ad essere estorta ai professionisti dipendenti. 
Queste linee guida dell'Autorità di Vigilanza sono all'altezza dei regolamenti d'attuazione storici? 
E' la corruzione l'unico vero cancro delle istituzioni o lo è la necessità di semplificazione e applicazione delle norme? Avere avuto per 130 anni un Regio Decreto e nei recenti 20 anni aver cambiato lo stesso codice più volte non è buon segno, anzi sembra dar ragione a Publio Cornelio Tacito che diceva che "più uno stato è corrotto, più fa leggi"?
Personalmente penso che oggi gli ingegneri si dividono tra coloro che lavorano e coloro che non lavorano o stentano e lavorare non significa guadagnare e guadagnare non significa farlo con un certo decoro per la professione. Sono finiti i tempi in cui si faceva la distinzione tra professionisti liberi e i dipendenti, i professori e quant'altro nella galassia ingegneristica.
Anche sul concetto di libera professione farei un distinguo. Oggi vengono intesi liberi professionisti tutti coloro che si iscrivono all'albo e non hanno un impiego, quindi non solo i giovani che fanno prestazioni occasionali ma anche il popolo delle partite IVA che non sono strutturati per l'esercizio di una professione libera, costoro non possono essere competitivi con i colossi economici raffigurati dalle società d'ingegneria e a maggior ragione se i confini vengono estesi almeno al campo comunitario.
L'acquisizione d'incarichi fiduciari al tempo governata dalla grande presenza della politica nei lavori pubblici creava quelle grandi strutture libero-professionali, da allora una normativa rivoluzionata (e in Sicilia ancor di più prima dei definitivi recepimenti), la regolamentazione della progettazione esecutiva di “merloniana introduzione”, l'effetto Bersani e ancor prima di Bassanini hanno di fatto distrutto tali impostazioni lavorative.
Oggi chi fa realmente libera professione, deve confrontarsi con la committenza privata e con la giungla di incertezze che essa comporta. Credo che lavorare per la committenza privata dia la vera essenza oggi della libera professione, scevra da corsie preferenziali politiche e soprattutto volta alla ricerca della libera concorrenza e della qualità della prestazione, ancor prima di qualunque "certificazione".
Oggi, invece di porre al centro della questione il perchè non c'è più lavoro e il perchè quel poco che riesce a trovarsi è pagato male a volte anche in maniera mortificante, ci siamo lasciati ingabbiare in una serie di autoregolamentazioni così facendo, in questa trasformazione orrenda da portatori di prestazioni intellettuale a "piccole e medie imprese" (così come con successo qualcuno in apertura del 61° CNI ha sbandierato) abbiamo trascurato di regolamentare quelli che sono i rapporti con la committenza, specialmente quella privata, finalizzati alla certezza della remunerazione della prestazione e al rispetto della nostra professionalità.
Nessuno ha mai messo in discussione un onorario di un medico, noi abbiamo affrontato una concorrenza interna con ribassi a dir poco osceni. (Fine 1°parte)

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