giovedì 29 luglio 2010

Professionisti Dipendenti Pubblici

Noi Ingegneri, in questa stagione prospettata di rigore, avremmo voluto scioperare o protestare, per “privilegi” prima acquisiti ed ora tolti, per conquiste fatte ed adesso perse, ma non avremo neanche questa soddisfazione. Non siamo medici, non siamo avvocati e quindi dovremo stare alla finestra a lamentarci tra di noi, mentre ci toglieranno l’ultima “conquista” vera che forse c’era rimasta, “La Dignità”! Nell’immaginario collettivo veniamo confusi con “le mezze maniche sucainchiostro” ed i “mazzettari”, ed invece, siamo gli artefici di opere ed i titolari di grandi responsabilità all’interno delle nostre amministrazioni. Chi è responsabile come noi sia nei confronti delle nostre amministrazioni che esternamente per la nostra responsabilità civile, non può esser considerato con gli stessi criteri dei dipendenti amministrativi, veri vertici e potere delle amministrazioni. Il ruolo unico è ormai l’unica via di uscita per regolarizzare una anomalia ormai insostenibile. Rimandiamo al mittente l’elemosina dell’art. 18 (L. 109/94 e s.m.i.) e tutti gli impedimenti per il riconoscimento della nostra professionalità. Prendiamo quanto di buono già viene consentito e riconosciuto ad i nostri colleghi ingegneri nel mondo della scuola e dell’università e prepariamo a proposte serie affinchè venga rispettato il nostro ruolo e le amministrazioni non si permettano con poche lire date ad un impiegato generico, di avere in cambio una prestazione doppia che preveda al suo interno un occultamento di una prestazione “professionale a tutti gli effetti”. LE LEGGI SBAGLIATE si cambiano! A maggior ragione se ciò deve avvenire in ambito locale a pochi chilometri da casa nostre. 

Consiglio, vuol dire anche consigliarsi!

Da qualche tempo in Italia ci si sta disabituando alla politica, almeno a quella intesa con la “P” che si chiama “politica” vera e propria. Si sono estremizzati concetti quali il potere di delega, facendo in modo che i parlamentari fossero nominati e non eletti attraverso una competizione tra soggetti ed infine si è sempre fatto ricorso al concetto di maggioranza. Così chi ha i numeri decide e va avanti da solo.

La collegialità delle decisioni, sembra esser diventata una perdita di tempo, mentre era stato sempre un modo per sopire qualunque tensione accontentando, ove possibile, anche le minoranze, ma soprattutto era una occasione per verificare la sostanza e la giustezza delle idee della maggioranza.

Ciò non indebolisce, una saggia maggioranza, ma la rafforza. La politica è una cosa importante, è una cosa seria. Esistono tanti modi di governare, e la storia purtroppo li ha provati tutti. Non bisogna confondere le idee ed i concetti.

Consiglio significa anche consigliarsi, giungere ad una proposta dopo averne parlato insieme, aldilà della migliore proposta. Se davanti ad una nostra idea tutti non ci manifestano il proprio consenso, o meglio evitano di partecipare ai lavori “Io”, nel ruolo mi porrei il problema! Non mi trincererei dietro a malumori o quant’altro, mi farei prima mille esami di coscienza e poi cercherei i difetti negli altri. Non porterei il lavoro fatto a difesa delle mie posizioni.

Avere strategie, avere il controllo a mio parere sarebbe la condizione ideale per poter “Governare”, che è una parola difficile e pesante. Le istituzioni non appartengono agli eletti, ma agli elettori. Uno statista incontra, ascolta, si consulta, smussa gli angoli, trova la “quadratura” di ogni vicenda, trova il modo di accontentare tutti se questo serve a “Governare” …….ma non offende!!!!!

domenica 25 luglio 2010

La Legge Regionale Sugli Appalti, Nasce Male

"La legge sugli appalti approvata dal parlamento regionale è schifosa: il massimo ribasso favorisce le peggiori imprese e le infiltrazioni mafiose". Lo ha detto Luigi Bernava, segretario regionale della Cisl, a margine del forum antimafia organizzato a Palermo dal sindacato. Ieri il Commissario dello Stato ha impugnato alcuni commi degli articoli 3 e 4 del ddl approvato il 13 luglio dall'Ars. "Ho chiesto al presidente dell'Ars Cascio di rivedere la legge - ha aggiunto – e di concertarne i contenuti con le associazioni di categoria e i sindacati". "Respingo al mittente la definizione di legge schifosa, e ricordo che si tratta di una legge approvata dalla maggioranza dell'Assemblea regionale siciliana. Si tratta inoltre di un testo approvato dal Commissario dello Stato, e verso il quale è stato riconosciuto il gradimento da parte della Commissione europea". Così l'assessore regionale alle Infrastrutture e alla mobilità, Luigi Gentile, replica al segretario regionale Cisl, Maurizio Bernava, in riferimento al sistema dei ribassi introdotto dalla legge di riforma degli appalti. "Come già ribadito in altre occasioni, ma evidentemente Bernava pecca di poca attenzione - dice - il criterio di aggiudicazione inserito, uniformato al codice dei contratti, è il risultato non solo del parere espresso in materia dall'ufficio legislativo e legale, ma anche delle recenti sentenze della Corte costituzionale e delle indicazioni della Commissione europea. Ad ogni modo - sottolinea l'assessore - ho già assunto l'impegno con le associazioni di categoria a sollevare innanzi alla Conferenza Stato-Regioni una modifica della legislazione nazionale in riferimento ad alcune criticità legate alla possibile corsa al rialzo dei ribassi". "In riferimento al rischio infiltrazioni criminali - prosegue - ricordo che nell'ambito dell'iter formativo della legge è stata appositamente costituita una Commissione, presieduta da Pierluigi Vigna, che ha definito il codice antimafia ed anti corruzione della pubblica amministrazione, poi condiviso dalla giunta regionale ed inserito nel disegno di legge in questione. Inoltre, sono state recepite le più recenti direttive in materia emesse dal ministero degli Interni e sono stati inseriti in un apposito articolo protocolli di legalità ed intese capaci di garantire massima trasparenza negli appalti pubblici". "Adesso, il nostro lavoro - conclude Gentile - è riservato al lancio di un Tavolo tecnico con le Associazioni e le organizzazioni di categoria, al fine di una redazione concertata di una normativa di ampio respiro di rivisitazione del sistema appalti in Sicilia". "Con l'intervento del commissario dello Stato, una brutta legge viene privata di uno dei pochi elementi positivi che aveva: l'esclusione cioé della manodopera dal ribasso. Ci auguriamo che il governo regionale colga adesso l'occasione per modificare la norma trovando il modo però di mantenere gli elementi qualificanti contro il lavoro nero e per la sicurezza". Lo dicono Mariella Maggio, segretaria generale della Cgil siciliana, e Franco Tarantino, segretario della Fillea, commentando la bocciatura delle legge sugli appalti. Cgil e Fillea "contestano il sistema del massimo ribasso" che considerano un "vero passo indietro e un grimaldello per le infiltrazioni criminali. Cosa ben diversa - sottolineano i sindacati - è il meccanismo dell'offerta economicamente più vantaggiosa, col quale si punta al miglior rapporto qualità-prezzo escludendo gli eccessivi ribassi operati a scapito della qualità". "Ma anche con questo sistema - concludono Maggio e Tarantino - l'applicazione dei contratti di lavoro e l'osservanza delle norme sulla sicurezza devono essere garantiti, in una regione nella quale la strada da fare contro il lavoro nero è ancora tanta". "Il governo regionale apra subito il confronto con le parti sociali per rivedere la legge sugli appalti, anche alla luce dell'impugnativa del commissario dello Stato". Lo ha detto il segretario regionale del Partito Democratico Giuseppe Lupo, che ha partecipato questa mattina all'incontro organizzato dalla Cisl a palazzo dei Normanni, concluso dal segretario generale Raffaele Bonanni. "Serve una legge - conclude Lupo - che assicuri legalità e trasparenza evitando sistemi di aggiudicazione che rischiano di avvantaggiare la mafia e di far crescere il lavoro nero". Il parlamentare del Pdl all'Ars, Salvino Caputo, ha scritto al presidente dell'Assemblea Francesco Cascio per chiedere "di non inserire al voto del parlamento il testo di legge sugli appalti nelle parti non impugnate dal Commissario dello Stato, ma di rinviare il testo all'esame della commissione legislativa Ambiente e Territorio". "Si tratta - ha detto - di una normativa importante per l'economia siciliana e per il settore legato al comparto dell'edilizia che necessita di un vaglio più rigoroso in commissione poiché il testo attuale, oltre al pericolo di infiltrazioni mafiose, non tiene conto delle esigenze espresse dagli edili siciliani. Per questo ho chiesto al presidente Cascio di rinviare il testo in commissione". "Invito la Cgil - ha concluso Caputo - a formulare le sue critiche al Pd che ha votato la legge a differenza del Pdl che invece si è rifiutata". "Per accorgersi che la legge sugli appalti era un insieme di norme retrò e deleterie, che era una legge che avrebbe permesso un nuovo boom del lavoro nero, il segretario del Pd, Giuseppe Lupo, ha dovuto aspettare l'impugnativa!" Lo dice il presidente della commissione Territorio e Ambiente, Fabio Mancuso, ricordando l'opposizione ferma sua e del Pdl. "Quella che ora l'onorevole Lupo attacca mediaticamente - riprende Mancuso - è una legge che in Sala d'Ercole è passata soltanto per il voto favorevole e decisivo del suo gruppo parlamentare: il Pd. Quindi con la sua stessa approvazione".
"Insomma - conclude Mancuso - stavolta, le lacrime del coccodrillo è un ...Lupo a piangerle!".
“Sulla legge sugli appalti si fa sciacallaggio politico e demagogia pura, anche dopo che l’impugnativa del Commissario dello Stato ha dimostrato che la Sicilia non può fare altro che applicare senza alcuna variazione una legge nazionale che non ha scritto nessuno di noi”. Lo dice Roberto De Benedictis, vicepresidente del gruppo PD all’Ars. “Una legge che non ci piace – aggiunge - ma che è applicata in tutta Italia e la Corte Costituzionale impone anche in Sicilia. Il PD ha tentato dei correttivi, ma anche quelli sono stati cassati dal Commissario. Chi la spara grossa oggi – conclude - dovrebbe dire cos’altro ha proposto prima, e cosa propone adesso”.

(Legge sugli appalti, il commissario di Stato impugna articoli. Polemica Pd-Pdl. E i sindacati sono sul piede di guerra – 22/7/2010 – Sicilia Informazione)

L’Ordine dei Giornalisti interviene…..

Aldilà degli approfondimenti e delle ragioni, finalmente un Ordine che difende i suoi iscritti, nei riguardi di una pubblica amministrazione autoreferenziata, che calpesta regole e professionalità, arrivando anche a normare, se è il caso, come se fosse l’Assemblea Regionale o il Parlamento Nazionale.

“Saranno cinque Lsu del Comune di Palermo a fare da ufficio stampa dell'amministrazione. Lo stabilisce la delibera comunale 145 approvata lo scorso 19 luglio, anche se il bando non è stato ancora pubblicato. Si apre così un nuovo capitolo su una vicenda che era iniziata un paio d'anni fa. Nel 2008 i giornalisti dell'ufficio stampa del Comune non avevano visto rinnovati i loro contratti perché l'amministrazione, in ottemperanza alle nuove leggi, avrebbe bandito un concorso pubblico per coprire nove posti. La selezione è avvenuta a fine 2008 ma, dopo la pubblicazione della graduatoria provvisoria, il concorso è stato prima bloccato e poi annullato a dicembre 2009 perché prevedeva dei contratti da redattore con oltre 30 mesi di anzianità. L'amministrazione è rimasta così finora senza ufficio stampa. "Adesso gli Lsu - dice Roberto Ginex, segretario provinciale dell'Assostampa ed ex componente dell'ufficio stampa del Comune, che dovranno comunque avere il tesserino di giornalisti da almeno tre anni, potranno coprire quei posti senza che sia fatto un concorso pubblico a cui possano partecipare tutti i colleghi". Ai cinque Lsu andrà un part-time, inquadrato con contratto nazionale degli Enti locali, in categoria C1. "E' sconcertante - prosegue Ginex - che il Comune, dopo aver azzerato l'ufficio stampa e avere annullato il concorso, oggi proceda a una selezione nel bacino degli Lsu. Sulla questione del concorso c'é già un fascicolo aperto in Procura. Anche su questa vicenda faremo una denuncia". "La delibera della giunta comunale e l'annunciata selezione all'interno del bacino ex Lsu per l'ufficio stampa del comune di Palermo costituisce l'ennesimo episodio della vergognosa condotta del sindaco Cammarata verso il mondo dell'informazione". Lo sostiene il consigliere comunale del Pd, Ninni Terminelli. "Infatti, invece, di riattivare la procedura concorsuale revocata ai danni di 13 giornalisti vincitori di un regolare concorso pubblico - prosegue - si procede con un atto tanto grave quanto ridicolo. Cammarata si dimetta e la smetta di calpestare i diritti dei cittadini palermitani. Martedì presenterò un'interrogazione e una mozione affinché si revochi immediatamente la delibera, con la stessa prontezza con la quale l'amministrazione ha revocato il concorso che ha mortificato le speranze di un posto di lavoro di 13 giornalisti". "Un concorso-farsa. Non può essere definito altrimenti il bando emanato dal Comune di Palermo per coprire con lavoratori socialmente utili cinque posti di redattore dell'Ufficio stampa". Lo dice Alberto Cicero, segretario regionale Assostampa. "Dopo i tanti voltafaccia di amministratori e dirigenti già registrati nei mesi scorsi, i 'depistaggi' e gli impegni non rispettati - aggiunge - adesso dobbiamo rilevare un altro tentativo di eludere la strada maestra per ripristinare un ufficio essenziale per qualsiasi pubblica amministrazione tranne che per il Comune della quinta città d'Italia, dove già da un anno e mezzo l'ufficio stampa non esiste più". "Dopo l'annullamento del concorso pubblico, al quale avevano partecipato sia i nove colleghi che da circa dieci anni reggevano l'ufficio (e per i quali il Comune avendo concordato un condono con l'Ente previdenziale aveva riconosciuto il vincolo di dipendenza), sia decine di altri giornalisti - prosegue - ci voleva un altro escamotage per fare lavorare alcuni piuttosto che altri. E per giunta persone, ancorché col tesserino di giornalista pubblicista, che, ovviamente, in qualità di lavoratori Lsu hanno svolto per il Comune tutt'altra mansione". Il sindacato siciliano dei giornalisti annuncia che "porrà in essere ogni tipo di azione per fare rispettare i diritti dei giornalisti che dovevano già lo scorso anno essere stabilizzati e degli altri colleghi vincitori del primo concorso".

(Cinque Lsu all'ufficio stampa del comune di Palermo – 23/7/2010 – Siciliainformazioni)

lunedì 19 luglio 2010

Impianti, il mistero dell'agibilità

“Non sono idonei per lo sport, ma possono ospitare concerti con oltre 20mila spettatori - Prende il via la stagione dei grandi eventi musicali o teatrali, svolti all'aperto ed agli sportivi rimane un cruccio: «Come può un impianto sportivo dichiarato inagibile, diventare improvvisamente idoneo ad ospitare anche 20.000 spettatori?». Lo abbiamo chiesto ad un esperto dell'impiantistica sportiva e dell'allestimento di eventi, l'ingegnere Renzo Botindari, consigliere dell'Ordine, per circa un biennio alla cura dell'impiantistica comunale e che vanta una esperienza ventennale, avendo collaborato alla realizzazioni di eventi quali Italia-Usa di Coppa Davis, Coppa degli Assi ed Internazionali di tennis di Sicilia. «Si è fatta sempre grande confusione - dice Botindari - anche tra gli operatori del settore. Un impianto, come qualunque fabbricato, deve essere dotato di una agibilità, che altro non è, una volta acquisiti i collaudi tecnici ed amministrativi, che un mero riscontro di tutte le certificazioni in dotazione all'immobile, necessarie dichiararlo agibile per gli scopi per il quale è stato costruito».
Perchè si afferma che tutti gli impianti sportivi comunali non sono dotati di agibilità?
«Anche qui si è ingenerato un falso problema. Si è vissuto nell'equivoco che un impianto, essendo costruito dal Comune per fruibilità pubblica, non dovesse necessitare di questo atto, vista la
committenza interna, in quanto la redazione dei collaudi finali dell'opera conteneva le informazioni necessarie allo scopo».
E quindi, il concetto di agibilità è sempre sulla cresta dell'onda.
«Certamente, soprattutto quando l'impianto serve per una manifestazione non sportiva. In questo caso è la Commissione provinciale di vigilanza sui pubblici spettacoli che rilascia a seguito
dell'esame dell'istanza, l'agibilità tenendo conto di quanto previsto dal TULS. Quindi, la commissione, dopo esaminato il progetto, i lavori e gli adempimenti, si esprime per tutte quelle strutture che possono contenere eventi con pubblico. Spesso, anche qui si equivoca, volendo adattare a teatro ciò che nasce per altri scopi, ed allora l'allestimento tecnico e la verifica degli adempimenti di base, diventano oggetto di attenzione della Commissione che esprimerà per quella manifestazione e per quella specifica data, l'autorizzazione a svolgere il pubblico spettacolo determinando la massima capienza consentita, sempre che le disposizioni necessarie vengano attuate, e spesso ciò avviene grazie all'intervento diretto dei privati».
(da LA SICILIA – DEL 18LUG2010 – di Fabio Cocchiara)

lunedì 5 luglio 2010

Comunicato Stampa

CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI INGEGNERI
COLLEGIO NAZIONALE DEGLI AGROTECNICI E DEGLI AGROTECNICI LAUREATI
CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI
CONSIGLIO DELL’ORDINE NAZIONALE DEI DOTTORI AGRONOMI E DOTTORI FORESTALI
CONSIGLIO NAZIONALE DEI GEOLOGI
ORDINE NAZIONALE DEI TECNOLOGI ALIMENTARI

COMUNICATO STAMPA
Le sottoscritte professioni tecniche hanno preso atto, con grande stupore, del “Testo unificato” della riforma delle professioni depositato il 18 maggio scorso dalla Relatrice On. Maria Grazia Siliquini. Il Testo unificato che avrebbe dovuto, fra l’altro, riassumere le riflessioni condivise e le analisi presentate al Parlamento nel corso di 11 mesi di audizioni, contiene proposte, alcune anche di dettaglio (improprie in una legge di principi), che non sono condivise dalla maggior parte degli attori del sistema professionale ed in particolare dalle professioni tecniche.
Fra le altre, gli scriventi Ordini e Collegi ritengono inaccettabile: il costante richiamo a ruoli associativi degli Ordini, che in realtà sono Enti pubblici non economici con funzioni di garanzia dei Registri pubblici per l’esercizio dell’attività professionale l’intervento di dettaglio nella autonomia organizzativa degli Ordini professionali nazionali e la confusione nell’attribuzione ai Consigli nazionali di attività tipiche dei Consigli territoriali; l’introduzione di tariffe prive di qualunque effetto cogente; la spogliazione di funzioni istituzionali qualificanti dei Consigli nazionali e la loro riattribuzione ad un nuovo organismo, denominato “Consiglio Nazionale delle Professioni”;
l’arretramento nella definizione delle modalità di gestione di rapporti convenzionali fra le Università e gli Ordini professionali, peraltro ledendo l’autonomia legislativamente garantita alle
la più volte ribadita equipollenza di indefiniti percorsi di “formazione professionale” a titoli di
studio di livello universitario; l’accorpamento degli Ordini e Collegi professionali da eseguirsi con modalità assembleari di tipo congressuale, in luogo di seguire stringenti percorsi legislativo-istituzionali; la postergazione nell’individuazione dei titoli di accesso ai nuovi Ordini solo dopo l’avvenuto accorpamento di “alcune” categorie professionali, talché una siffatta disposizione produce l’effetto di subordinare l’intera riforma al soddisfacimento di specifici interessi particolari, in contrasto con quelli generali; il divieto di segmentare, all’interno del medesimo Albo, competenze e titoli professionali secondo i diversi percorsi formativi di accesso, anche di diverso livello nonché di istituire la soppressione automatica delle attuali Sezioni B degli Ordini che le detengono, senza acquisire i preventivi pareri vincolanti degli Ordini presso i quali dette Sezioni sono istituite; più in generale in “Testo unificato” pare confuso, in alcune parti contradditorio, senza alcun richiamo al principio della sussidiarietà, con norme in più punti arretrate rispetto alle attuali, ma soprattutto non capace di indicare i principi generali fondanti un moderno sistema professionale, in grado di tutelare gli interessi della collettività ed insieme dare valore e forza ai 2.000.000 di professionisti, per la metà giovani, iscritti negli Albi professionali. Nel riaffermare che il discrimine per l’accesso ad una professione intellettuale è il superamento di un percorso di studi universitario od equivalente e di un esame di Stato abilitante ex-art. 33 Costituzione, così come anche recentemente affermato dal Ministro della Giustizia, i sottoscritti Ordini e Collegi professionali esprimono vivissime preoccupazione per il possibile conflitto che sembra fin d’ora determinarsi fra le linee guida della riforma parlamentare e di quella governativa, auspicando che il Governo sappia ricomporre questa frattura nel senso richiesto dagli attori del sistema professionale, nell’interesse delle giovani generazioni e del Paese. Comunque, le professioni firmatarie che hanno preso impegno il 15 aprile con il ministro Alfano presso il ministero della Giustizia, stanno lavorando secondo quanto concordato in tale sede.

Convegno 7 luglio 2010 - La sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro

Il 7 luglio 2010, presso Palazzo Forcella De Seta, alle ore 15.00, l'Ordine degli Ingegneri di Palermo con ANIS e INAIL organizza un Convegno dal titolo "La Sicurezza e la Salute nei Luoghi di Lavoro - obiettivi e ostacoli nella applicazione dl testo unico".
La partecipazione al convegno è gratuita e, ai sensi dell'Accordo Stato-Regioni del gennaio 2006, attribuisce agli ingegneri crediti formativi pari a 4 ore per RSPP e ASPP di cui all'art. 3, comma 6 D. Lgs. 81/08 per tutti i macro settore ATECO.