Nei rapporti con la committenza pubblica
abbiamo affrontato battaglie contro il nefando "2%" causa
dell'impoverimento della categoria e mentre sparavamo sulla zanzara con il
bazooka le banche costituivano al loro interno società d'ingegneria in grado di
offrire la professionalità nella progettazione e soprattutto i capitali.
Come ho avuto modo di ripetere al
Presidente Zambrano anche a Palermo, la categoria dei professionisti dipendenti
tiene di più al riconoscimento di un ruolo tecnico che non a far finta di fare
concorrenza nella progettazione alle realtà professionali esterne vocate a
questo. Alla sua osservazione "non ci sono i denari" ho manifestato
perplessità dimostrando che non è di grandi cifre che parliamo se paragonate al
2%, ma che trattavasi di far passare il principio, così come accade da anni per
medici e avvocati. Mi è stato richiesto un appunto su ciò, forse lo stesso che
da più di venti anni circola in parlamento a futura memoria di come la nostra
professione nelle stanze dove si fanno le leggi, sia perdente. Riceverà
comunque quest'appunto, vista la stima che ho per lui e per il grande impegno
sui molteplici fronti dedicato.
Resta l'amarezza ancora una volta di non
aver trovato sui temi discussi e nella mozione finale il giusto spazio per la
categoria dei professionisti dipendenti che retribuiti con importi pari alla
soglia di povertà, sono tecnici a tutti gli effetti con pari responsabilità
civili e penali dei loro colleghi "liberi".
Se guadagnare quanto un semplice dignitoso
usciere avendo di contro grandi responsabilità, rappresenta agli occhi di
qualche collega un privilegio, questo ci fa comprendere di quanta stima noi
stessi oggi abbiamo per il nostro titolo di studi.
Ai presidenti siano oggi 120 o 20 un domani,
dico soltanto, date giustamente attenzione alle nuove peculiarità e
professionalità del nostro titolo, date spazio ai giovani, al terzo settore e
alle nuove lauree, ma non chiudete la porta come spesso accade, ai colleghi
professionisti dipendenti, siano essi pubblici che privati i quali allo stato attuale
si chiedono sempre di più, perchè dovrebbero rimanere iscritti nei nostri albi
visto anche l'atteggiamento di chi si è convinto che un ordine di soli liberi
professionisti sarebbe un ordine più funzionale?
Un ordine che si sfalda, non potrà
sostenersi oltre modo economicamente con le sole quote degli iscritti (o con i
diritti di segreteria della formazione obbligatoria), un ordine che non
affronta seriamente il problema di come fornire una formazione obbligatoria
anche a chi non è padrone del proprio tempo, un ordine che vede l'ingegnere
professionista dipendente pubblico soltanto come una controparte assimilandolo
esemplificativamente alla "amministrazione" accelera una mia grande
paura, la presa di coscienza che questa possa non esser più in futuro, la
"nostra casa" e che una
iscrizione da parte dei professionisti dipendenti ai nostri ordini rimanga
soltanto come motivazione affettiva, quanto meno per aver avuto come primo Presidente dell'Ordine di Palermo un certo Giovan Battista Filippo Basile anche professore universitario di architettura decorativa ecomposizione e perchè no, anche capo dell'uffico edile del Comune di Palermo. Anche allora tante invidie, meno incompatibilità e schede di "autorità", ma maggior genio nelle opere oggi definibili "d'arte". (Fine 2°parte)
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