venerdì 15 luglio 2016

CNI 61 - Riflessioni a bocce ferme in 3 puntate - 2/3 - "Dipendenti e voglia di sentirsi a casa."

Nei rapporti con la committenza pubblica abbiamo affrontato battaglie contro il nefando "2%" causa dell'impoverimento della categoria e mentre sparavamo sulla zanzara con il bazooka le banche costituivano al loro interno società d'ingegneria in grado di offrire la professionalità nella progettazione e soprattutto i capitali.
Come ho avuto modo di ripetere al Presidente Zambrano anche a Palermo, la categoria dei professionisti dipendenti tiene di più al riconoscimento di un ruolo tecnico che non a far finta di fare concorrenza nella progettazione alle realtà professionali esterne vocate a questo. Alla sua osservazione "non ci sono i denari" ho manifestato perplessità dimostrando che non è di grandi cifre che parliamo se paragonate al 2%, ma che trattavasi di far passare il principio, così come accade da anni per medici e avvocati. Mi è stato richiesto un appunto su ciò, forse lo stesso che da più di venti anni circola in parlamento a futura memoria di come la nostra professione nelle stanze dove si fanno le leggi, sia perdente. Riceverà comunque quest'appunto, vista la stima che ho per lui e per il grande impegno sui molteplici fronti dedicato.
Resta l'amarezza ancora una volta di non aver trovato sui temi discussi e nella mozione finale il giusto spazio per la categoria dei professionisti dipendenti che retribuiti con importi pari alla soglia di povertà, sono tecnici a tutti gli effetti con pari responsabilità civili e penali dei loro colleghi "liberi".
Se guadagnare quanto un semplice dignitoso usciere avendo di contro grandi responsabilità, rappresenta agli occhi di qualche collega un privilegio, questo ci fa comprendere di quanta stima noi stessi oggi abbiamo per il nostro titolo di studi.
Ai presidenti siano oggi 120 o 20 un domani, dico soltanto, date giustamente attenzione alle nuove peculiarità e professionalità del nostro titolo, date spazio ai giovani, al terzo settore e alle nuove lauree, ma non chiudete la porta come spesso accade, ai colleghi professionisti dipendenti, siano essi pubblici che privati i quali allo stato attuale si chiedono sempre di più, perchè dovrebbero rimanere iscritti nei nostri albi visto anche l'atteggiamento di chi si è convinto che un ordine di soli liberi professionisti sarebbe un ordine più funzionale?

Un ordine che si sfalda, non potrà sostenersi oltre modo economicamente con le sole quote degli iscritti (o con i diritti di segreteria della formazione obbligatoria), un ordine che non affronta seriamente il problema di come fornire una formazione obbligatoria anche a chi non è padrone del proprio tempo, un ordine che vede l'ingegnere professionista dipendente pubblico soltanto come una controparte assimilandolo esemplificativamente alla "amministrazione" accelera una mia grande paura, la presa di coscienza che questa possa non esser più in futuro, la "nostra casa" e che una iscrizione da parte dei professionisti dipendenti ai nostri ordini rimanga soltanto come motivazione affettiva, quanto meno per aver avuto come primo Presidente dell'Ordine di Palermo un certo Giovan Battista Filippo Basile anche professore universitario di architettura decorativa ecomposizione e perchè no, anche capo dell'uffico edile del Comune di Palermo. Anche allora tante invidie, meno incompatibilità e schede di "autorità", ma maggior genio nelle opere oggi definibili "d'arte". (Fine 2°parte)

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