mercoledì 15 ottobre 2014

“Non ti pago!”

images E’ da sempre risaputo che alle nostre latitudini di terra per nulla anglosassone, il concetto di lavoro non è mai andato a braccetto con il concetto di guadagno o retribuzione. Dalle nostre parti ed in special modo per le professioni “tecniche”, il “lavoro” è come “la madre”, cioè sempre certa, quello che rimane incerto fino a prova contraria è “il guadagno”.

Attenzione, non parliamo neanche di “giusto guadagno”, ma di “corrispettivo” vero è proprio.

Avevano iniziato questa moda, alcuni committenti privati i quali dopo aver ricevuto un lavoro commissionato ad un tecnico, non solo decidevano di non pagare il dovuto compenso, ma in alcuni casi, negavano finanche di aver dato un incarico e ricevuta la prestazione e addirittura in alcuni per fortuna sporadici casi, denunciavano per diffamazione o deferivano all’Ordine il tecnico incaricato.

Quante ne ho viste in qualità di Presidente di Commissione Parcelle, quando mi occupavo di lavori per committenti privati.

Poi fu la volta di colleghi dalla pessima deontologia professionale che truffavano altri colleghi “gost progettisti”, sub-commissionandogli parti di lavoro o l’intero incarico ricevuto, disconoscendo loro qualunque compenso.

Infine, venne l’epoca di altri colleghi, in verità in età avanzata, spesso in pensione che ricoprendo ruoli di consiglieri fraudolenti di committenze notoriamente cattive pagatrici si facevano parte attiva (CTP) nel truffare poveri colleghi al termine di incarichi, spesso e volentieri anche di una certa consistenza e difficoltà, che veniva infine trascinati in lunghi contenziosi dall’incerto esito anche avendo tutte le ragioni di questo mondo.

Un codice deontologico forte e serio potrà dare giustizia di quanto sopra, quando sarà finalmente svincolato dalle operazioni utili solo a ribadire l’ovvio e le dichiarazioni di facciata quale “la non mafiosità”, caratteristica della quale da sempre sostengo che debba esser dimostrata a seguito di comportamenti, azioni o tradizioni familiari e non dichiarata nella sua insussistenza a priori.

Fin qui nulla di nuovo, ma quale sorpresa nel legger la richiesta di un parere al proprio ufficio legale da parte di  una importante pubblica amministrazione, una volta ricevuta una richiesta di liquidazione di un incentivo per la progettazione, ai sensi dell’ex. art. 18 della L- 109/94 e s.m.i. per un lavoro affidato nel 2004, per stabilire se tale compenso andava reso o veniva dichiarato nullo avendo manifestato “dubbi d’interpretazione” del nuovo decreto D.L. 90/2014 agli art. 13 e 13 bis “incentivi per la progettazione” convertito con modifiche in Legge 114/2014.

Avete inteso bene, il ligio funzionario amministrativo chiedeva alla propria avvocatura se ad una prestazione già effettuata può applicarsi la regola sancita da un nuovo decreto varato in questi giorni, quindi di fatto chiedeva se gli effetti di questa disposizione possano ritenersi retroattivi.

Per fortuna l’Avvocato seppur dirigente della pubblica amministrazione, essendo ancora un uomo di legge, ha voluto ricordare che “tempus regit actum”! 

Vedete, se un burocrate, pur di ritardare o di rifiutare il pagamento di una prestazione professionale sia resa da professionista tecnico dipendente che da professionista libero, giunge a questi mezzucci, siamo proprio giunti al capolinea ……….. “il lavoro si paga” ………. e si paga con le regole vigenti e/o stabilite in partenza.

Non vorrei che l’aver abolito i minimi tariffari, faccia venire a qualcuno l’idea che il lavoro intellettuale è assimilabile ad una trattativa da drogheria e che soprattutto qualcuna voglia istituzionalizzare l’atteggiamento che vincolato da subito il tecnico alle proprie responsabilità di legge, si possa ritardare nel tempo il pagamento del corrispettivo interpretando subentrate norme e vertenze lunghe con proposte reiterate di transazione.

Se gli Ordini Professionali, ancor prima di qualunque giudice o avvocato, non riescano a tutelare “la professione” anche attraverso il sacrosanto diritto che questa debba esser compensata, rischieranno di fare la stessa figura dell’orchestrina del Titanic.

Purtroppo il vero Titanic nel tempo sono diventati loro, grandi, burocraticizzati al massimo attraverso la costruzione di tante commissioni e sovrastrutture nazionali che oltre a parlarsi addosso hanno saputo partorire o assecondare soltanto la nascita di provvedimenti quali la formazione obbligatoria, le assicurazioni professionali, la dotazione del pos-bancomat, tutti provvedimenti di spesa e non volti al guadagno e sono rimasti alla finestra non considerati quando le società d’ingegneria hanno invaso il mercato e la politica ha abolito le tariffe.

Ed oggi, un omino della ragioneria, davanti ad un tecnico professionista che alle spalle può vantare la “sagoma del Titanic” (da iscritto all’Ordine), può permettersi di dire “io non ti pago” certo che nessuno farà nulla per lamentarsi …….

Queste sono le battaglie prioritarie da portare avanti, poichè da loro dipende la nostra sopravvivenza.

La mia è una voce, isolata, spesso contro tendenza, ma sono certo che non rimarrà da sola a lungo ……..

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